MONICA GUERRITORE in QUEL CHE SO DI LEI: Donne prigioniere di amori straordinari

Produzione LuminaMgr
Distribuzione esclusiva AidaStudioProduzioni
Coordinamento artistico e distribuzione Elena Marazzita

Monica Guerritore mette in scena in forma drammatica i momenti finali della tragica vita di Giulia Trigona, zia di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

La Contessa Trigona sposata e madre di due figlie percorre il corridoio di una squallida pensioncina. Nella stanza 8 il giovane ufficiale che aveva lasciato l’aspetta ed è li che verrà trovata morta, massacrata da 27 coltellate poche ore dopo.

A raccontare il delitto saranno le deposizioni date al processo che saranno lette in scena ma a raccontare i “momenti fatali” che l’hanno fatta deragliare e perdersi saranno scene, ricordi, monologhi di grandi personaggi femminili che la Guerritore ha interpretato e che incarnano con la passione e il furore che solo i personaggi immaginari hanno.

Ognuna abita una stanza, ognuna di loro dirà quello che la Donna non può più dire.

Il Tradimento, la Perdita, la Caduta, il Sesso …Marianne, Liubov Andreevna, La Lupa, la Signorina Giulia, Emma Bovary.

Da questo mondo fatto di passioni e sofferenze che ancora ci irretisce emergono due donne e il loro “NO”. Carmen e Oriana Fallaci. 

È l’inizio di una nuova consapevolezza … nuove forme, nuove musiche nuovi racconti e una nuova leggerezza.

Scrive Monica Guerritore: “E’ la liberazione dal binomio amore /morte che alla fine di quel racconto drammatico ed emotivo vorrei occupasse la scena, vorrei che emergessimo tutte dal mare fangoso dei sentimenti distruttivi attraverso musiche , corpi, movimenti che ci restituiscano una immagine e una energia nuove: forti, attente , vigili come lupi… ma leggere e potenti .. nessuna Emma a correre sporcandosi nel fiumiciattolo, nessuna Signorina Giulia svilita dal cameriere, nessun corridoio dalle mura scrostate dove andare a morire con la testa spiccata dal collo. Nessun ostacolo alla realizzazione dei nostri sogni, progetti …È questo che sento. E’ questo che mi piacerebbe lasciare alla fine della serata 

Metto in scena in forma ancora abbozzata un testo su cui ho lavorato molto negli anni. Dalla sceneggiatura di un film a un libro (alla terza edizione) ma credo fortemente nella potenza dei racconti in scena dal vivo e in un’epoca dove tutto è morto, freddo, alienato, meccanico le nostre e cosi come ci hanno imprigionato commuovendoci cosi ora ci possono liberare.

Lasciando con tenerezza ‘l’eco di ciò che fummo

Proviamoci ….”

Photo credits: Fabrizio Ferri